Ricerca su COVID-19 e mieloma multiplo

La recente emergenza sanitaria causata dalla diffusione di SARS-CoV-2 (CoV2) rende necessaria, una maggiore comprensione dei meccanismi immunitari, alla base dell’infezione e della manifestazione della malattia, al fine di individuare nuove strategie terapeutiche.
Ad oggi è noto che l’entrata di CoV2 nella cellula ospite è mediata dalla glicoproteina di superficie virale, Spike glycoprotein (S) e che l’eccessiva produzione di chemochine e citochine, soprattutto Interleuchina-6 (IL-6), determini grave danno tissutale.

I pazienti ematologici, e fra questi in particolare quelli con mieloma multiplo (MM), presentano, come è noto, una ridotta capacità di risposta immunitaria e produzione anticorpale, oltre che un assetto pro-infiammatorio. Ne consegue un elevato rischio infettivo e una maggiore suscettibilità alle infezioni virali e ai gravi danni ad esse correlati.
E’ quindi fondamentale, soprattutto per questi pazienti, comprendere quali cellule vengano colpite da CoV2 e come il sistema immunitario risponda a quest’infezione.

Lo scopo di questo progetto è quindi quello di simulare l’esposizione a CoV2, tramite la costruzione in laboratorio di un vettore lentivirale non replicante con la glicoproteina spike del CoV2, su campioni di sangue periferico e midollare di pazienti con MM e soggetti di controllo con gammapatia monoclonale di significato indeterminato (MGUS).
Questo permetterà di valutare come le cellule del sistema immunitario reagiscono in termini di trasduzione del segnale e produzione di citochine e chemochine in seguito all’interazione di S con le cellule bersaglio.

Questo modello consentirà inoltre di comprendere l’interazione del virus con il sistema immunitario sia in individui immunocompetenti che immuno-compromessi, come sono tipicamente i pazienti affetti da MM. I risultati saranno infatti correlati con le caratteristiche cliniche dei pazienti, al fine di valutare come l’assetto immunologico di partenza e lo stadio di malattia possano influenzare la risposta al virus.

La realizzazione del progetto sarebbe quindi di cruciale importanza per l’identificazione dei pazienti con maggior rischio di sviluppare i quadri clinici più gravi.
Infine, questo studio permetterà di valutare l’effetto di S sulle plasmacellule tumorali, e dunque prevedere il potenziale ruolo dell’infezione da CoV2 sulla neoplasia ematologica stessa.